Maurizio Bianchi - The Valley of Deep Shadow

Vote 7-8/10

E' noto come dal ritorno alle scene di Bianchi, avvenuto non casualmente dopo un lungo percorso spirituale che dischi come "The Valley of Deep Shadow" ci testimoniano ancora vivissimo e di notevole impegno, l'attenzione sull'argomento dellla fede rimanga di grande importanza. E' in questo caso il Salmo ventitreesimo a dettare le linee ispirative per una sua 'sonorizzazione sacrale per tastiere elettro-spirituali?, come ci suggerisce Maurizio nelle sue come sempre illuminanti note. Episodi come The Shepard profumano di un misticismo profondo che rimanda alla sua inattesa rinascita all'arte della fine del '90, ma anche la meditazione, e la quiete, che suggeriscono frangenti come Resting Places o l'oceano che sembra s'apra di infinite interiori scoperte in To The Lenght of Days, così come invece domina il tormento nella title track che evoca i momenti del dubbio o nei loop deformi di In Front of The Hostility.

Paolo Bertoni



From Rockerilla issue 340 January / February 2009

Maurizio Bianchi - The Valley of Deep Shadow.

Piu' che esplorazione musicale quella di Maurizio Bianchi è unaricerca interiore senza soluzione di continuità, una forma di proiezione onirico/spirituale perenne dove la vibrazione sonora assurge a mero viatico e stumento d'ascesi/catarsi aldila' del suono. Nel caso del nuovo "The Valley of Deep Shadow", un concept ispirato al 23mo Salmo, il gesto acustico è puro contorno di attività extrasensoriali finalizzate al conseguimento dell'illuminazione e del distacco fisico dalla materia. Queste otto composizioni aeriformi fanno di tutto per promuovere chiavi di volta tendenti ad un concetto di esperienza metafisica: sideree evanescenze di forme minimali che evocano domini di transcendenza e sacralità, mentre cullano fra eterei drones elettronici ed estatiche figure mentali d'armonia oltre l'armonia.

Aldo Chimenti







From Rumore issue 204 - January 2009

Maurizio Bianchi - The Valley of Deep Shadow