Con "Dioxi", Maurizio Bianchi si mostra nella sua dimensione religiosa più profonda, quella che tocca la psiche dell'uomo per portarlo laddova non può arrivare. E lo fa con ossessivi miasmi plasmati di un cromatismo impenetrabile e oscuro. L'ispirazione viene dal Vangelo delle beatitudini di Matteo, che costituisce il filo conduttore nove tracce di cui si compone questa opera dell'artista mantovano. "Dioxi" pulsa di dark ambient e post industrialesimo, dando vita ad una sorta di "protogregorianesimo" in cui la sacralità della voce è sostituita dalle onde cicliche che si ripetono in sciamaniche ridondanze. I respiri dei movimenti generati da Bianchi sprofondano l'uomo per poi risollevarlo, personificazione di quel percorso di colpa e redenzione rappresentato. Bianchi non va compreso o studiato: è lui a manifestarsi grazie ad una lettura del dettaglio e del rumore che ancora lascia stupiti per leggiadria e chiarezza espressiva, in una sorta di epifania pansonica.

Giovanni Rossi